LA FESTA
La Festa Titolare è una S. Messa festiva, che assume la forma del solenne pontificale nelle occasioni in cui a presiedere la celebrazione è un vescovo o un cardinale. Fino a circa gli anni ’80 del Novecento la Messa celebrativa era mutuata da quella per l’Assunzione di Maria (15 agosto) ma la riforma post-conciliare ha imposto che il rito del giorno, nella Messa domenicale o festiva, abbia sempre la prevalenza sulle celebrazioni particolari, o comunque non aventi rilevanza nel calendario liturgico della Chiesa universale.
Ciò vuol dire che nella Festa viene celebrata la Messa del giorno, pertanto i ferimenti alla Patrona sono contenuti solo nell’omelia, nella preghiera dei fedeli e in altre preci che il sacerdote eventualmente recita durante la funzione. Attualmente, la data canonica della Festa Titolare è fissata nella terza domenica di ottobre, secondo quanto stabilito nell’adunanza della Congregazione Generale (assemblea degli iscritti) tenutasi il 17 maggio dell’anno giubilare 1950. In quell’occasione, infatti, si decise “per molte opportunità” – peraltro ivi non precisate – che la Festa venisse stabilmente collocata nella “domenica di ottobre che precede la Festa di Cristo Re”. Al riguardo va ricordato che, a quel tempo, tale solennità era una festa mobile che cadeva l’ultima domenica di ottobre, essendo stata istituita da papa Pio XI (1922-1939) a chiusura del Giubileo del 1925.
A seguito della riforma postconciliare del calendario liturgico, la festa di Cristo Re oggi si celebra invece l’ultima domenica di novembre, al termine del tempo per annum prima dell’Avvento, ma in quel momento si ritenne opportuno non variare ulteriormente la data della Festa Titolare, ormai sedimentata nelle abitudini dei fedeli. Va quindi sottolineato che la Festa Titolare è stata celebrata ininterrottamente il giorno 8 settembre (Natività di Maria) dal 1492 – quando fu istituita – al 1950 come già detto.
La benedizione delle mele
Al termine della S. Messa si procede all’antichissima tradizione della benedizione delle mele - previa spiegazione del rito al popolo - poi la distribuzione in ragione di una mela per famiglia/gruppo familiare o amicale.
La mela deve essere infatti divisa a tavola dal capofamiglia – nella sua qualità di capo della “chiesa domestica” – o da altro commensale designato, che ne porge uno spicchio ad ognuno dei presenti per rinnovare il simbolismo cristiano dell’unità nella diversità e di ogni parte che nel contempo contiene il tutto, secondo l’insegnamento di San Paolo. La mela è rotonda – simbolo di perfezione – e contiene teoricamente un numero infinito di spicchi, a differenza degli agrumi i cui frutti hanno un numero di spicchi già definito. Inoltre, il frutto deve essere mangiato con tutta la buccia poiché serve al devoto per ottenere “la salute dell’anima e del corpo”: come la scorza protegge il frutto dagli agenti esterni, così la buccia della mela benedetta è lo scudo che vuole impedire al male di contaminare l’animo. La buccia protettiva diventa così anche l’emblema di quell’orto racchiuso, protettivo, di quel giardino segreto che è il tipico attributo della nostra Madonna dell’Orto.
Infine, la mela è anche ricordo del giardino dell’Eden e del peccato originale, e ci rammenta che Maria – che ne nacque priva, appunto Immacolata – fu posta da Dio trionfante in perpetuo sul serpente tentatore, figura stessa del Male. In tal modo si opera una simmetria simbolica: se una mela fu all’origine del peccato, una mela può tuttavia servire per ottenere grazia e benedizione. Oltre a ciò, la mela ricorda anche le antiche corporazioni (le “Università”) che abbellirono la chiesa con i meravigliosi frutti di stucco dorato che circondano, in alto sulle volte della chiesa, proprio le glorie di Maria: l’Immacolata Concezione, l’Assunzione e l’Incoronazione in Cielo.
Il rito della benedizione – operato dal sacerdote Primicerio dell’Arciconfraternita – si svolge invece con queste invocazioni:
V. Il nostro aiuto è nel Nome del Signore.
R. Egli ha fatto il cielo e la terra.
V. Il Signore sia con voi.
R. E con il tuo spirito.
PREGHIAMO
Signore, benedici queste mele ed ascolta la nostra fervida preghiera, affinché coloro che si nutriranno di questi frutti nel Tuo Santo Nome ottengano la salute dell’anima e del corpo. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Prima dei riti di conclusione, infine, viene recitata coralmente la tradizionale Orazione a Maria Ss. Dell’Orto.
La “nostra” Messa cantata, unica a Roma
La nostra Arciconfraternita, nei secoli passati, ha spesso avuto a disposizione una propria Cappella musicale – composta da organista, cantori e, talvolta, da altri musicisti – segno di una indiscussa dignità e di un elevato prestigio. Tuttavia, era priva di una “propria” S. Messa cantata, composta appositamente per le celebrazioni più solenni della chiesa di S. Maria dell’Orto. Infatti in tali occasioni si ricorreva normalmente alla classica Missa de Angelis. L’ Arciconfraternita, però, memore dei suoi antichi fasti, ha voluto dotarsi di una Messa cantata che potesse essere trasmessa ai posteri. Per tale motivo, nel 2012, ha commissionato al Maestro Aurelio Porfiri – rinomato organista e compositore di musica sacra di fama internazionale, oltre che “trasteverino” autentico – la composizione di una Messa solenne dal titolo Missa in Festo Beatae Virginis Mariae de Horto.
Questo sacro componimento musicale, eseguito in prima assoluta mondiale in occasione della Festa Titolare di Maria Ss. dell’Orto celebrata il 19 ottobre 2014, rappresenta un primato fra le Arciconfraternite romane: la nostra è l’unica, ad oggi, a poter disporre di una Messa cantata composta appositamente per lei.
La composizione, per organo e coro misto, consta di 15 parti: 1 – Toccata Avanti la Messa (organo solo); 2 – Iubilate Deo; 3 – Kyrie Eleison; 4 – Gloria; 5 – Alleluia Domine ad Quem ibimus; 6 – Ave Maria; 7 – Ricercare canonico per l’Offertorio (organo solo); 8 – Sanctus; 9 – Mysterium Fidei; 10 – Amen; 11 – Agnus Dei; 12 – Beatam me dicent; 13 – Meditazione eucaristica (organo solo); 14 – Toccata dopo la Messa (organo solo); 15 – Inno Guardami o Madre.
Il testo dell’ultimo brano “Guardami o Madre” è un bellissimo, struggente inno alla Madonna dell’Orto, composto dallo stesso M° Porfiri ispirandosi liberamente alla tradizionale Orazione di cui sopra. Questo è il testo:
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Guardami o Madre, guarda questo mondo, guarda la miseria di chi spera. Guarda e dona il tuo materno sguardo, perché noi confidiamo in te.
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Ritornello: Un orto chiuso, giardino sigillato, prescelta dal Signore fosti, Madre. Eccoci, Vergine dell’Orto, in ogni nostra pena invochiamo te, in ogni nostra pena invochiamo te.
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Mostrami o Madre, mostra a noi figli, mostra che l’amore vince tutto. Mostra e tendi la tua materna mano, perché noi confidiamo in te. Rit.
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Reggimi o Madre, reggi questi cuori, reggi la speranza di chi soffre. Reggi, comprendi, chi lotta col peccato, perché noi confidiamo in te. Rit.
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Portami o Madre, porta quest’affanno, porta questo mondo al tuo Figlio. Porta in cuore le gioie e le pene, perché noi confidiamo in Te. Rit.
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Guidami o Madre, guida la mia vita; guidami col tuo materno sguardo. Dammi la forza di vincere il male, perché noi confidiamo in Te. Rit.
Prima che il M° Porfiri scrivesse la sua Messa, altri compositori si sono cimentati in composizioni simili, musicando alcune parti della celebrazione in occasione della Festa Titolare. Nel 2016, ad esempio, è riemerso dal fondo di un cassetto uno spartito manoscritto riguardante un Introito a tre voci e un Salmo per la Festa Titolare. Il documento è firmato da tale Virgilio Piccio – nominativo rimasto sconosciuto – ed è datato 19 novembre 1926. Questa data appare tuttavia alquanto misteriosa, poiché a quel tempo la nostra Festa si celebrava ancora l’8 di settembre. Peraltro, il 19 era un venerdì. Non sappiamo quindi per quale motivo i canti composti espressamente “Per la festa della Madonna dell’Orto” siano connotati da una datazione così incongruente, a meno che motivi contingenti non abbiano imposto, ad esempio, di posticipare la celebrazione della Festa a domenica 21 novembre. Il testo dell’Introito è tratto da Isaia LXI,11: Sicut hortus semen suum germinat, sic Dominus Deus germinabit justitiam, et laudem coram universis gentibus.
Il Salmo è invece costituito dai primi due versi del Salmo 84, seguiti dal “Gloria Patri”: Quam dilecta tabernacula tua, Domine virtutum! Concupiscit et deficit anima mea in atria Domini.
Nel manoscritto sono musicati anche alcuni versi del tradizionale Cantico di Natale, indicati però col titolo generico del momento di esecuzione, ossia “Mezzanotte”: Popol ti prostra l’ora suonò di vita Gloria!, Sì, gloria, ecco giunge il Redentor! (2 volte)
Anche in tempi più recenti non è poi mancato l’apporto prezioso di musicisti di valore, come ad esempio quello del M° Temistocle Capone, il quale nel 2007 ha composto espressamente per la Madonna dell’Orto un Salmo (dal Salmo 44, “Risplende la regina, Signore”) e il Graduale al Vangelo (“Salve o Regina di misericordia; proteggici dal nemico e accoglici nell’ora della nostra morte”) tratto da un inno presente nell’Ufficio della Beata Vergine.
L’inno può essere ascoltato sul video YouTube